“Devono smetterla di parlare della Resistenza e dei partigiani, osannandoli e basta. La Resistenza non è stata di tutti, la Resistenza non è stata di tutta l’Italia!”.
“Ma nonna…”.
“Ci siamo scannati tra vicini di casa, in casa. Ci siamo scannati tra parenti, tra cugini, senza pietà. Siamo diventati delle bestie, tutti, anche i partigiani”.
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“Stavamo sopra in cima a Baruffini, sopra il camposanto, in quel punto dove la strada curva stretta stretta e c’è una specie di muretto di sassi, là dove si vede tutta la valle che si apre in giù come una cascata. Ero una ragazzina, avevo dieci anni, stavo là con mio zio, un po' accucciata.
I fascisti stanno andando al cimitero zitti, portano un ragazzo a seppellire.
Io e mio zio li guardiamo da sopra, loro non ci vedono.
Mio zio prende la mira con quel fucile speciale che aveva lui, poi spara: ne colpisce due.
I fascisti cadono, van giù come sacchi di patate: tum-tum.
Io salto, grido: “Bravo zio! Due fascisti! Li hai presi!”, come ad essere alla caccia dei fagiani, delle anatre.
Capisci? Io mi vergogno di me, oggi, per quella felicità di allora. Ma cosa vuoi? Adesso, non serve più a niente…”.